Aprire un dialogo con i pazienti o i curiosi di malattie della pelle e della funzione e della biologia della cute è relativamente semplice, ma anche molto intrigante.
Le informazioni/i consigli che possiamo offrire devono tener conto delle conoscenze più profonde e aggiornate che oggi possediamo. Esse derivano dagli studi non solo dei dermatologi, ma dei ricercatori di molte altre discipline (genetisti, biochimici, biologi molecolari, oncologi, immunologi, allergologi ecc.), che permettono di capire meglio delle condizioni cliniche complicate e di affrontare con maggior successo le malattie dermatologiche.
Da tempo sappiamo che considerare la pelle semplicemente come “organo esterno” e la dermatologia come la “medicina esterna” è riduttivo e sbagliato.
Basti pensare alle connessioni, alla stretta interdipendenza tra la pelle e i sistemi di relazione e di controllo del corpo umano, come ad esempio il sistema nervoso “la cute come organo di senso”, tra pelle e reazioni immunitarie “il sistema immunitario cutaneo”, la cute e la psiche “l’io pelle”.
E’ doveroso inquadrare ogni manifestazione cutanea, fisiologica o patologica, in un quadro più generale e fornire interpretazioni e rimedi coerenti, tenendo molto ben presente l’influenza che le malattie dermatologiche hanno sulla Qualità della Vita del paziente e della sua famiglia.
In questa situazione scientificamente definita, in cui il rapporto medico/paziente si è da tempo definito in un modo “moderno e maturo”, in cui le informazioni viaggiano rapidamente attraverso la rete, anche per la dermatologia valgono le seguenti regole auree di comportamento:
- la nostra vera proprietà è il sapere (un vecchio saggio siciliano, parafrasando Karl Marx)
- la dermatologia (come tutta la medicina), in particolare la terapia è basata sulle evidenze scientifiche (evidence based medicine); ma deve anche essere basata sull’opinione del paziente (patient based medicine), con il quale vanno discussi i piani di cura
- il primo dovere di un medico è chiedere scusa al paziente (dal film del 1958 di Ingmar Bergman: Il posto delle fragole), a significare che occorre sempre un grande impegno etico e scientifico.